4.4. La verità della Scrittura in DV 11
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  • Leggete di nuovo in n. 11 della Dei Verbum e confrontate i risultati della vostra lettura con il commento del manuale nelle pp. 212-217. Soprattutto i quattro punti elencati alla fine di quelle pagine.

  • C’è una questione di base che non rinuncio ad accennare. Durante la celebrazione del Concilio Vaticano II c’è stata una discussione abbastanza accesa sulla possibilità che ci siano errori nella Scrittura. C’erano padri conciliari MOOOLTO a favore e altri MOOOLTO contrari. Con la prospettiva che dà il tempo ormai passato (il sottoscritto non è giovanissimo, ma è postconciliare dalla nascita) oso dire una cosa: i due schieramenti avevano in comune il fatto di dare per scontato di sapere senza ombra di dubbio che cosa significa dire la verità con un testo. Io è da una vita che mi dedico alla questione e se ho un’idea chiara è che risulta molto difficile definire senza montagne di sfumature come si fa a dire la verità con un testo. A parte esempi grossolani, c’è di mezzo intenzioni ormai inaccessibili degli attanti della comunicazione, la capacità di spiegarsi dell’autore, la capacità di capire di lettori diversissimi, la mutabilità dei contesti culturali… e tutto ciò per costruire un progetto di comunicazione dell’Ineffabile, che è Dio stesso. E consti che sono terribilmente ottimista sulla capacità umana di confrontarsi con la verità. Ma cominciamo per non essere troppo frettolosi, stabilendo principi immutabili prima di aver riflettuto in profondità sulla questione.