3.0. Glossario
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  • Fra tutte le fasi di studio, la terza è quella più “materiale”. Riguarda la trasmissione del testo, vale a dire, lo studio di come sia pervenuto fino a noi un testo così antico. Perché, come spiega bene il nostro manuale, il supporto materiale dei testi antichi non durava a lungo, motivo per il quale nessun originale dei testi antichi è arrivato fino a noi. Ciò è vero per la Bibbia, ma anche per tutti gli altri testi della antichità. Un esempio fra tutti, il manoscritto completo più antico conservato delle opere di Omero (vissuto forse nel VIII sec. a.C.) risale al X sec. d.C. Sono 1800 anni di distanza!

  • Ma cominciamo subito con il glossario, che in questa fase ha un’importanza particolare. È composto da termini tecnici che hanno un significato preciso. Occorre fare attenzione, perché alcuni di loro possono avere altri significati nel linguaggio comune. Qua, invece, ci interessa l’accezione che hanno nella disciplina chiamata critica testuale. Cominciamo proponendo per l’appunto una definizione di questa disciplina:

  • Critica testuale. Attenzione, queste due parole potrebbero essere state usate per significare diverse procedure. Tuttavia, è stata prenotata per designare una disciplina molto concreta. La critica testuale è la scienza che mira alla ricostruzione del testo più vicino possibile a un originale perduto a partire dai manoscritti conservati. Importante: solo si fa critica testuale con testi trasmessi a mano. Una volta subentra la stampa, questa scienza si ferma.

  • Testimone testuale. Manoscritto. Tale quale, senza additivi. Si noti che, malgrado si tratti di una cosa si dice testimone e non testimonianza.

  • Codice. Libro rilegato come i nostri comunissimi libri. In latino librum è il rotolo, e codex è il nostro libro. Nel giudaismo si è mantenuto il rotolo come supporto materiale dei libri liturgici. Nel cristianesimo, senza escludere i rotoli, si è usato il codice da prestissimo. Tutto fa pensare che si è fatto per semplici motivi di praticità.

  • Variante testuale. Luogo del testo dove i diversi manoscritti offrono parole diverse. Ci sono molte varianti nei manoscritti biblici? Per farci un’idea, il NT è il testo della antichità meglio attestato di grandissima lunga. Si conservano migliaia e migliaia di manoscritti. Ebbene, non ci sono due uguali in tutti i particolari. È un problema? È una realtà. Il fatto era stato già ben noto ai primi autori cristiani, i quali hanno considerato il fenomeno come una ricchezza del testo piuttosto che come un problema. Diciamo che il testo che Dio ha voluto che la sua Chiesa riceva ha dei contorni non definiti al 100%. Prendiamone atto. Allo stesso tempo però, occorre anche dire che la storia della critica testuale mostra che abbiamo un controllo abbastanza ragionevole del testo. È la disciplina biblica nella quale gli studiosi litigano di meno e raggiungono più accordi. Infatti, la portata delle varianti che dobbiamo gestire è limitata. Se la questione fosse se le Persone della Trinità sono tre o cinque, saremmo nei guai. Non esistono problematiche di questo tipo.

  • Armonizzazione. Fenomeno per il quale un copista ha fatto diventare identici due passi biblici somiglianti. Ciò è avvenuto molto spesso nei Vangeli Sinottici, che presentano molti passi paralleli. Il copista, arrivato, per esempio, a un passo di Marco, si ricorda che il parallelo di Matteo ha più dati e li inseriva in Marco pensando che qualcuno aveva dimenticato qualcosa. Questo fenomeno è una delle principali ragioni del fatto che ogni tanto manca un versetto nelle nostre edizioni dei vangeli: una volta constatato che era un’armonizzazione, il versetto è stato soppresso senza cambiare la numerazione, per non creare ulteriori confusioni.

  • Recensione. Cambiamento sistematico e consapevole del testo con uno scopo preciso. E qualcuno ha osato di cambiare sistematicamente un testo ritenuto sacro? Eh sì. Il punto è quello dello “scopo preciso”. Esempi: avvicinare la traduzione greca dell’AT al testo ebraico che il recensore conosceva (Origene lo ha fatto) oppure aggiornare il greco del NT che risultava oramai bruttino o incomprensibile dovuto all’evoluzione della lingua.

  • Edizione critica. Risultato del lavoro di critica testuale. In senso proprio un’edizione critica è di tipo eclettico, cioè, il testo presentato nel corpo dell’edizione è ricostruito – non corrisponde a nessun manoscritto – e in calce si indica quali manoscritti contengono la lettura scelta e quali no. Esistono anche edizioni diplomatiche (alle volte chiamate anche critiche diplomatiche), che trascrivono il testo di un manoscritto – solitamente quello di migliore qualità – è in calce si offrono le letture alternative contenute in altri manoscritti. Questa seconda opzione è meno rischiosa, non dovendo fare scelte alla vista nel corpo dell’edizione. Ma è meno soddisfacente, perché sarebbe come una ricostruzione accennata ma non portata a termine. Per il NT si usa un’edizione critica (eclettica) chiamata Nestle-Aland. È arrivata alla 28ª edizione. Tutte le confessioni cristiane (cattolici, protestanti, ortodossi) impiegano la stessa.

  • Apparato critico. Note in calce di un’edizione critica.