Completando il glossario: Ispirazione (era ora!)
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  • Invece di dare una definizione secondo i canoni classici, preferisco elencare alcuni punti che possono servire per delimitare il concetto teologico di ispirazione biblica. Eccoli:

    1. Dio è autore della Scrittura. Questa è l’idea più importante riguardo l’ispirazione. La fede cristiana afferma che Dio non solo è il protagonista o il garante di ciò che dice la Bibbia (con quello forse basterebbe per ritenere sacro un libro). Ne è l’autore. L’affermazione è di fede e non intuitiva (i miei tanti amici pagani o mezzo pagani non la possono condividere). Dio non è mai “l’io” che parla nel testo. Nel caso limiti, che sarebbero i libri profetici, “l’io” è comunque il profeta che dice “Dio ha detto…”. E, addirittura, ci sono casi in cui Dio è il “tu” del testo: i Salmi. Comunque, noi cristiani continuiamo a sostenere testardamente che Dio è l’autore della Scrittura. Facciamo bene, perché è così.

    2. Usiamo il termine ispirazione invece di limitarci al diretto “Dio-autore”, perché è anche parte essenziale della fede della Chiesa che tutti questi libri hanno un autore umano (noto o sconosciuto, non è un problema). Non sono caduti dal cielo. Quindi, la seconda idea può essere formulata così: l’autore umano (agiografo) è vero autore (DV 11) del libro che ha scritto. I miei amici pagani possono accettare questo e ne sono contento. Approfondiremo questo punto con una domanda aperta che troverete dopo questo post.

    3. Il testo è ispirato dalla nascita (e quando nasce un testo? – Ne parleremo). Cioè, l’ispirazione non si aggiunge a un testo preesistente. Così ha spiegato il Concilio Vaticano I, con il rifiuto della cosiddetta teoria dell’approvazione susseguente, secondo la quale un testo diventerebbe ispirato nel momento in cui viene approvato dalla Chiesa. Wrong! Quello è la “scoperta” del canone di cui parleremo di seguito. Il testo è ispirato da quando esiste.